L'allarme Coronavirus ha rivitalizzato lo smart working

L'emergenza sanitaria del Coronavirus ha obbligato molte aziende del nord Italia ad adottare soluzioni di smart working nei confronti dei loro dipendenti. Al fine di ridurre e prevenire il contagio, infatti, a molti lavoratori è stato consigliato (e in alcuni casi obbligato) il lavoro da casa. Anche l'ultimo decreto-legge del 23 Febbraio ha ribadito la possibilità di applicare il "lavoro agile"; possibilità che riguarda nello specifico soltanto le "zone rosse" indicate come focolai del virus, ma che comunque coinvolge anche altre realtà della Lombardia, del Veneto, del Piemonte, della Liguria e dell'Emilia-Romagna.

Questa particolare situazione ha riacceso il dibattito riguardo lo smart working, l'effettivo utilizzo di questa pratica nel nostro Paese e i reali benefici e vantaggi che essa porta. Sebbene l'"Osservatorio Smart Working" promosso dalla "School of Management" del Politecnico di Milano abbia dimostrato che una maggiore flessibilità e autonomia data ai dipendenti porti ad un maggior grado di soddisfazione e coinvolgimento nell’azienda e nei rapporti con i colleghi, oltre che ad un risparmio di costi per l’impresa, questa soluzione fatica ancora a decollare nel nostro Paese. Nel 2019, infatti, soltanto il 18% delle PMI italiane e il 58% delle grandi aziende ha adottato pratiche di smart working nei confronti del personale.

LA GIUSTA RISPOSTA A QUESTA NUOVA SFIDA: ECOSAGILE SMART WORKING

In un mercato del lavoro sempre più flessibile, costretto a fronteggiare spesso eventi indipendenti ed esterni, EcosAgile Smart Working si delinea come la giusta risposta, in grado di consentire a manager, dipendenti e collaboratori, grazie ad una semplificazione delle operazioni e ottimizzazione dei processi, di lavorare ovunque si trovino attraverso semplici procedure.